Baoquanli, il saluto marziale
Chi pratica arti marziali o si interessa di cultura cinese non può non aver mai visto il saluto tradizionale a mani giunte. Lo si vede nei film, nelle serie televisive, nei video in rete oppure tra i vecchi cinesi.
Molte scuole di Wushu, sia in Cina che nel resto del mondo, utilizzano tutt’ora questa antichissima forma di saluto per dimostrare rispetto al proprio insegnante e ai propri compagni di allenamento.
Non è raro vedere anche nelle nostre scuole italiane allievi che salutano il maestro ad inizio e a fne lezione con questo particolare movimento. Alcuni giungono le mani anche all’entrata e all’uscita della sala di allenamento, come segno di rispetto nei confronti del proprio luogo di pratica.
Si deve sapere che questa particolare forma di riverenza è un’usanza estremamente arcaica, che affonda le radici nella più remota antichità cinese.
Questo saluto viene chiamato dai cinesi Zuoyi 作揖, oppure semplicemente Baoquanli 抱拳礼 (alla lettera ‘avvolgere il pugno’). Quando si fa lo Zuoyi bisogna rispettare una certa “etichetta” – com’era e com’è consueto in Cina per ogni tipo di gesto sociale- e tanto i movimenti, quanto l’atteggiamento devono essere molto precisi.
Lo Zuo yi si compie giungendo le braccia di fronte al viso (a volte sopra la testa in segno di maggior rispetto e riverenza nei confronti dell’interlocutore), in modo che il pugno destro chiuso sia avvolto totalmente dalla mano sinistra. Questo secondo i cinesi sta a simboleggiare l’unione dello Yin e dello Yang. Il corpo va flesso leggermente in avanti, con decisione, ma non bruscamente.
In passato esistevano addirittura due differenti modi, a seconda del sesso di chi compiva il saluto: gli uomini giungevano le mani di fronte al viso nettendo il busto in avanti, con ferezza e virilità, alle donne invece si richiedeva di stare dritte con il busto ma di nettere un solo ginocchio e di giungere i pugni con molta delicatezza soltanto verso destra in un gesto leggiadro e soave.
Solitamente in passato al gesto seguiva una formula di augurio “Jiu yang!” (piacere di vederti), oppure “Hou hui you qi!” (spero ci sia occasione di rincontrarti).
Alcuni documenti attestano che lo Zuoyi cominciò ad essere praticato prima della dinastia Zhou (1045-221 a.C), quindi più di 3000 anni fa.
Secondo lo Zhou Li (il classico dei Riti della dinastia Zhou) esistevano già all’epoca diversi tipi di saluto a mani giunte, a seconda del grado di confdenza e della posizione sociale delle due parti.
Ad esempio esisteva il Tuyi (il saluto della terra) il quale si compiva indirizzando le mani giunte verso terra, lo Shi yi (il saluto del tempo), con le braccia distese in avanti, Il Tianyi (saluto del cielo) con le braccia verso l’alto, il Pangsanyi,(il saluto delle tre parti) col quale si salutavano tutti i presenti compiendo tre volte il saluto e molti altri.
Lo Zuo yi non serviva soltanto come forma di rispetto e riverenza, a volte veniva usato come segno di affronto e con tono di sfda.
Durante i vari secoli di storia, questo saluto ha assunto poi forme e signifcati differenti.
Nel Wushu, sia tradizionale che moderno, l’usanza dello Zuoyi è rimasta inalterata trai suoi praticanti ed oggi è utilizzata in tutto il mondo grazie all’enorme diffusione di questa arte.
Nella fattispecie, in ambito marziale questo saluto ha assunto un signifcato del tutto particolare.
Le quattro dita della mano che avvolge il pugno simboleggiano rispettivamente la virtù (Dé), la sapienza (Zhì), la salute (Ti) e la bellezza (Mei), ossia i quattro sentimenti nobili per i cinesi. Il dito pollice piegato all’interno simboleggia la propria umiltà. Il pugno chiuso invece rappresenta la propria volontà e la forza da impiegare nella pratica marziale.
Le quattro qualità e la propria umiltà vanno quindi a coprire e a controllare la forza e la ferocia, lasciando intendere che ciò che conta nell’arte marziale non è la violenza, ma il retto comportamento.
Le braccia che formano un cerchio invece simboleggiano “i cinque continenti e i quattro oceani” -come dicono i cinesi- ossia il mondo intero, unito in una sola famiglia, quella del Wushu.
E. Tobia